Codice Genesi
Se Codice Genesi (anche se sarebbe meglio il titolo originale: Il libro di Eli) fosse stato ambientato nel passato anziché in un prossimo futuro, sarebbe stato sicuramente il classico film western. Gli ingredienti ci sono tutti, e sono i soliti: il deserto sconfinato e cocente, il cavaliere solitario (anche se senza cavallo), il cattivo di turno che detiene il controllo dell'acqua e dunque il potere su di una cittadina, i suoi scagnozzi senza un briciolo di umanità, la bella e impavida locandiera che aiuterà l'eroe di turno, e così via. Ma Codice Genesi, come dicevamo, non è ambientato nel passato, bensì in un futuro post apocalittico, che ha visto verosimilmente l'intera popolazione sopravvissuta regredire a qualcosa di molto simile al selvaggio West. Nonostante questi presupposti non del tutto originali, Codice Genesi riesce ad essere un bel film, con una storia tutto sommato credibile e che offre anche qualche spunto di riflessione. Ma il film merita soprattutto per altri motivi: per la fotografia satura che ben si sposa con la suggestiva ambientazione, per i combattimenti alla "Tarantino" (anche se pochi e piuttosto "fulminei"), e per almeno una paio di scene che entrano di diritto nell'antologia del cinema. Senza anticipare troppo, è davvero degna di nota la sequenza nella quale una casa di legno viene letteralmente ridotta a brandelli sotto i colpi di armi da fuoco, con la telecamera che si sposta senza continuità di causa da una parte all'altra della sparatoria. A proposito, anche questa sequenza ci pare un chiaro omaggio dei fratelli Hughes ai vecchi film western, e questo non è detto che sia un male.
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